Recensione Hagstrom Xl5 Indian Summer

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RAD
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Iscritto il: 13/gen/2012, 18:48

04/apr/2012, 11:27

ciao a tutti\nVisto che nel web ci sono poche info riguardo questo strumento, ho pensato di provvedere ad una panoramica piu sincera ed obbiettiva possibile, sperando di essere di aiuto agli utenti di questo bel forum (come loro lo sono per me in mille occasioni)\n\nquesta chitarra mi è stata data da un mio caro amico e cliente, frutto di un interesse comune e stili opposti, diciamo all'insegna dello scambio culturale :)\nLui è un classicone (solo fender e derivati, tutte tonde e tondeggianti) io un metallare (solo ESP e affini, con le puntazze, le X e le V). \nIn pratica gli rompo le palle tutto il giorno perchè NON PUOI ESSERE UN VERO CHITARRISTA SE NON HAI ALMENO UNA PUNTAZZA SULLA CHITARRA!!! (si scherza ovviamente...)\n\nAbbiamo così deciso di scambiarci le chitarre "di troppo" che prendevano polvere nell'armadio, nel tentativo di analizzarle a vicenda... e alla fine ci siamo riusciti più su noi stessi che sulle chitarre a dire il vero... ed infatti la recensione ha un tono "personale"...lo noterete annoiandovi con la lettura.\n\nImmagini dal web. Presto farò le mie + sample video/audio\n\n\nPrime impressioni\n\nL'ottima lavorazione del top e la forma particolare danno subito un bel colpo d'occhio. Manico lungo e affusolato, paletta oblunga e le due cornette affilate trasmettono una piacevole sensazione di moderno, pur mantenendo uno shape tipico delle chitarre elettriche più classiche.\n\nImbracciandola si ha subito la percezione di uno strumento fatto per sparare note a più non posso, ma anche delicato quel tanto che basta per permettersi una buon punch su stili Fusion e Rock.\n\nIn questa chitarra ci sono picchi di stile nettamente contrapposti a baratri di trascuratezza, come ogni strumento "emozionale" in genere offre...\n(una ferrari è velocissima e tiene la strada da paura... ma se ci vai in vacanza finisci per ringraziare la fiat per aver creato la Duna)\n\nCORPO:\nIl corpo è un carved (dice il sito) in tiglio dall'aspetto molto gradevole, grazie ad un Top ben incurvato (nè troppo nè poco) che fa la sua figura sfoggiando una venatura a libro degna di produzioni di Gibsoniana memoria. \nIl peso è corretto, abbastanza leggero ma si fà sentire. Grazie alla compattezza delle lavorazioni laterali, si ha quasi la sensazione che sia più sottile di quanto in realtà non sia. (forse perchè nasconde un po' di pancia??? ehheehe)\nLa colorazione del top è "al top", purtroppo dalle spalle andando verso il back, c'è poco da fare... è una copertura, pietosa, fatta per nascondere la giunzione tra manico e collo, tral'altro ancora visibile (una nota stonata) ma soprattutto (altra nota stonata) toccabile... è netto lo scalino di giunzione al tatto... fortunatamente solo sul lato alto, perchè nel lato basso è quasi impercettibile.\nVedremo più avanti che questa pecca estetica cela un ben più grave problema.\nSempre nella zona del collo, in controluce è visibilissima la lavorazione non lineare del legno, con diverse ondulazioni di diversa frequenza, che portano a desiderare ardentemente una finitura più opaca e meno evidente... ma noi la chitarra la dobbiamo suonare davanti no? Cerrrrto che si!\n\nCONTROLLI:\nI due controlli di tono sono posizionati esattamente dove te li aspetti, pratici e belli pocci, si usano che è un piacere (purtroppo sono un po consumati e graffiati dall'uso), anche se io non credo di averne mai bisogno... li tengo sempre a palla, su qualsiasi chitarra... sono grezzo.\nVolume. Questo maledetto.\nLa posizione è corretta... ma c'è un ma.\nLa leva di selezione combinazione pick-up è maledettamente vicina al volume, ed in posizione BRIDGE è praticamente attacca alla manopola stessa! E' UN INCUBO!!!\nNon è umanamente possibile usare il volume senza incappare in un cambio pick-up imprevisto... e se decidiamo di lasciare il volume così com'è per tutta la vita... non è possibile fare una selezione dei pick-up senza incappare in un cambio volume indesiderato!!!\nE' UNA MALEDIZIONE!!!\nLo switch degli hambuckers trasforma solo il pick-up al manico in un single-coil, ma data la struttura stessa del microfono, la differenza è limitata (ma non del tutto trascurabile)... appena udibile su un pulito cristallino e twangoso, non apprezzabile su crunch e distorti. Ma questo credo sia un PRO.\n\nL'ingresso Jack è fatto bene. Non si romperà mai. Sembra una cagata, ma sulla mia ESP se non fai il giro del cavo giusto e dai una pestata, ti resta in mano tutto l'attacco jack....\n\nPONTE:\nBello massiccio, forse anche troppo, rispetto ad un classico Fender Vintage il colpo d'occhio è gratificante. I blocchetti sono ultraregolabili e ben stondati (non ti segano la mano quando pesti i palm-mute) lavorati al millesimo, precisi e macchinati in modo direi maniacale. Vanno in contrasto netto con la piastra inferiore dalla lavorazione supercinese, una cromatura un po' porosa che credo col tempo tenderà a staccarsi e fare ruggine. Le mollettine di regolazione sono grossolane e già presentano vari punti di ruggine...\nQuesto FULL-CONTACT-BRIDGE pare essere una evoluzione estetica del classico vintage. Bello. La funzionalità è sempre la stessa. La pecca più grande sta nelle molle di ritorno... troppo morbide (forse perchè sono solo due) ma nonostante il NOME (full-contact) e nonostante abbia tirato a chiodo le viti di tensione nel vano molle, ha sempre una piccola tendenza a tirare su. Questo ha portato ad una precoce scordatura... già tirando le viti la situazione un po migliora...\nVa settato bene.\nLa cromatura di tutto il ponte è debole, e risulta già consumata dal precedente proprietario... ma va bene così... fascino vintage!\n\nLa leva del tremolo si inserisce a pressione. Questo porta pregi e difetti:\n\nPRO: inserimento veloce, senza filettature che ovviamente tenderanno a consumarsi, nessun cigolio strano. Movimento sempre libero. Impossibile che si stacchi dasola...\n\nCONTRO: piccolo gioco della sede, di qualche decimo, ma sufficiente a sentire il TACK! che va irrimediabilmente a finire dentro l'ampli. Va usato con mano decisa e guanto di velluto.\n\nPurtroppo, per il problema a cui ho accennato e di cui parlerò tra qualche riga, i blocchetti sono tutti allineati tra loro, ma disallineati rispetto alla piastra... Quì si parla di pecca ESTETICA, poichè come vedremo il problema grave nasce in un altro posto.\n\nAnyway, un bel ponte "standard" impreziosito da alcuni particolari personalizzati Hagstrom. Mi piace!\n\nMANICO:\nULTRALUX!!!\nBhe... quì abbiamo raggiunto la concezione ESP ed IBANEZ nella scelta dello stuzzicadenti sul quale facciamo scorrere la nostra bella manona focacciosa ;)\nStretto... anzi...strettissimo. Impossibile per me rilassare a pieno la mano. Impossibile per me prodigarsi in un bell'arpeggio se non si possiede una tecnicha di diteggiatura più che adeguata.\nIl polpastrello dell'indice e del medio, così tanto utili per i veloci riffs heavy metal droppati, possono salutarci con tanto di liquidazione. Quì ci vuole tanto hammer down & pull-up, calli da chitarrista maturo e una piena padronanza delle articolazioni.\nLa mia prima suonata con questo manico mi ha lasciato impietrito. E' di una velocità pazzesca, mi sono doppiato due volte e non avevo manco finito il primo giro :)\nL'ORRIBILE verniciatura rossa del manico però non è come le "solite" verniciature che tanto odio, sarebbe stato bello non averla, ma almeno dopo un paio di ore di esecusione a ritmo forsennato, il mio palmo sinistro non era completamente appiccicato al manico, come avviene sulle ESP/IBANEZ e JACKSON di ultima generazione che ho provato.\nUn bel legno naturale finito con pochissimo impregnante sarebbe stato il massimo... (cara Fender, su certi particolari non ti sbagli mai) ma poi sarebbe tornato il problema di come attaccare il manico al body rendendolo un pezzo unico. domandina che nasce spontanea.... ma 4 viti??? :)\n\n******* Come anticipato nel paragrafo "corpo" quì emerge la cinesità dell'assemblaggio... infatti il manico è stato montato ed incollato leggermente storto verso l'alto. Il risultato è un allineamento delle corde con la tastiera stessa (e i pick-up, e gli inlays dots....e purtroppo visibile sul ponte) non ben riuscito, con il MI grave molto "dentro" la tastiera, e il MI cantino che tende a scappare fuori dai frets, se trattato alla rocchettara maniera... credo sia un problema dell'esemplare in mio possesso... tuttosommato ci si può abituare, ma se teniamo conto che la mia epiphone da due noccioline e un peperone era PERFETTAMENTE allineata, e che l'estetica su una chitarra è importante... direi che questa è una groooossa dimostrazione che il risparmio del made-in-china da qualche parte si deve pagare.... che tristezza. *******\n\n\n\nTASTIERA:\nNo comment. Prima volta in vita mia.\nResinator wood.\nResina? (plastica???)\nWood? (legno????)\n\nNERA. PIATTA. DURA. LISCIA.\n\nin una parola. PER ME E' FANTASTICA. 24 tasti accessibilissimi dal primo all'ultimo!!!\n\nCi ho messo un paio d'ore a interpretarla. E non sono ancora riuscito a comprenderla fino in fondo. L'operazione richiederà tempo e pratica. Ma quando hai capito dove mettere il dito (che non va tra moglie e marito) parte tutta una serie di micro-esperimenti on stage.\nSicuramente una tastiera che fa della personalità il suo punto forte.\nSicuramente non piacerà a tutti.\nSicuramente non ha le caratteristiche che ho trovato in mie ed altrui chitarre (la morbidezza amichevole del palissandro... l'eccezionale facilità dell'acero Fender o il tatto asciutto, pulito e vivo dell'ebano)\nHa la sua personalità. Come le donne o le auto. Se ti piaciono da subito, le acchiappi, le sposi, le compri (alcune per poche ore.... che hai capito? parlo del noleggio!!!)\nQuesta tastiera ti offre lo stesso bivio magnetico/emozionale.\nMi piace? bene. E' mia.\nNon mi piace? ok. Vai via da qui.... con sto schifo in mano.\n\nPersonalmente, da amante delle cose estreme... del "o nero o bianco", del "dentro o fuori", sono rimasto contento di questa soluzione (ereditata da una tapparella molto probabilmente) e credo di averne intuito dei notevoli vantaggi futuri.\n\nLa nota molto negativa (l'unica, a onor del vero) è il capotasto.\nPLASTICACCIA DA 4 SOLDI. Cambiare subito con uno in osso o altro materiale di riconosciuta qualità. E l'accordatura ringrazia.\n\nSTUPENTI GLI INLAY DOTS. A forma di PILLOLA!!! Doppio materiale con fregino interno in abalone, perfettamente incastonati. No sbavi, no spazi. Solo STUPENDI.\n\nPALETTA.\nDietro non si può guardare. Lo stesso osceno rosso che copre il manico e il back... mamma mia. Numero seriale stampato a membro di segugio, come tutte le produzioni orientali odierne...Credo di non aver mai visto nulla di così disgustoso su uno strumento musicale.\nLa mia prima chitarra Epiphone da 4 soldi era così bella da vedere :)\n\nLa sua forma è "personale" (MA DAI!?!?!?) rispecchia la tastiera... oblunga e dal design affilato ma smussato, per i miei gusti è troppo poco angolata... quasi parallela al manico, ma almeno questa soluzione si raccorda bene con lo stile generale della chitarra e l'impressione finale è positiva.\n\nLa parte frontale è verniciata in nero lucido, molto bella (va a spezzare l'effetto "già spezzato" che dà la tastiera sul corpo) con un binding bianco purtroppo mal eseguito... con visibili cambi di spessore e dallo spessore generico troppo pronunciato. \nDiciamo che è intelligente ma non si applica. Rimandato a settembre!\n\nBella la scritta madreperlata (non so se vera o finta, ma sicuramente è fatta molto bene) un tocco davvero importante di "classico" tra linee moderne. Mi gusta assai.\n\nLa coverina copri truss-rod è fatta molto bene, sagomata, triplostrato nero-bianco-nero, fissata con ben 3 vitine cromate. Quì i designer Hagstrom hanno dato importanza al dettaglio, con mia "viva e vibrante soddisfazione" uno dei particolari a cui tengo di più è davvero davvero ben realizzato. Bravi!\n\nIn alcuni piccoli punti la verniciatura è saltata di netto, e se vai a smarronare col dito, si stacca sempre di più.... no buono. Non la tocco più.\n\nLE CHIAVETTE A FORMA DI PINETTI!!! MITICI. Mi sembrano meccaniche di media fattura. qualche gioco su un paio di chiavi... su questo una qualsiasi Squier affinity STRAT ha investito di più. \nI pinetti non reggono in modo granitico alle regolazioni, ma almeno hanno una loro precisa personalità...A FORMA DI PINO :)\nDirei in linea con la qualità della chitarra. MEDIA.....diciamo che mi va bene così.\n\n\nPICK-UP\n\nNella media. Morbidini, sicuramente non proprio il top per il metal, ma abbastanza graffianti se equalizzati in modo "corretto".\nHanno il pregio di essere configurabili in base alla necessità.\nQuesta è l'unica parte dove i tecnici Hagstrom hanno preferito togliere (nel bene e nel male) personalità sostituendola questa parola con: VERSATILITA'.\n\nNon è una classica da single coil.\nNon è una pestona da humbuckers.\nNon è una brillante ed estrosa musicman....\nE' un pochino di tutto.\n\nNECK:\nL'unico splittabile da HB a SC, suona bene solo con un bel pulito, ma deve essere ben equalizzato e ricco di "ferro".\nIn distorsione/crunch risulta fangoso, impasta tutto, sinceramente lo trovo utile solo per quei musicisti che dedicano molto spazio al suono pulito e blueseggiante. \nIn questo campo si comporta bene, pur non essendo un pick-up di alta fascia, permette una discreta personalizzazione del sound, grazie allo split in single coil, che rende un pizzico di brillantezza in più, sacrificando DI MOLTO il volume e aggiungendo un filo (proprio poco) di rumore di fondo, che personalmente trovo grazioso.\n\nIo non ho le qualità tecniche e la sensibilità artistica per valutare questo tipo di suono, quindi lascio ai classiconi un parere più professionale a riguardo.\n\nCENTRE (Single Coil)\nSempre dal mio punto di vista poco classico e poco tecnico.\nSuono impersonale, non ha i difetti tipici di un SC standard, ma non ha nemmeno i pregi di un SC standard.\nUn pick-up buono per arpeggi soft e mediosi, che si facciano sentire con molta discrezione... da accompagnamento.\nL'impossibilità di regolarne bene la distanza dalle corde, è un handicap necessario, in quanto la costruzione HSH di solito non permette certi lussi, se non su chitarre di fascia decisamente elevata (in primis Music-Man). Cercando di regolarli si ottiene solo un cancerogeno rumoraccio di qualcosa che forza male, e il guadagno è veramente di un millimetro forse due.\nPersonalmente mi sono trovato meglio con i single coil della Squier Strat affinity, mi sembravano più personali anche se di qualità un pelo più bassa, avevano un loro suono distinto (bello o brutto che sia). E' una mia sensazione?\n\nNon ci sono abituato al SC centrale, ma sicuramente sulle prime mi ha disturbato non di poco la plettrata. Poi capisci dove spostare il palmo della mano, e quasi riesci a conviverci. Ma è una soluzione credo normale su queste configurazioni.\n\nBRIDGE:\nBel puck-up. Standard. Nulla di meraviglioso, ma discretamente disposto a buttar fuori volume (che è il compito principale di ogni pick-up al ponte). Se ben equializzato se la gioca con tutti gli altri pick-up standard dalle velleità ROCK presenti sul mercato. Paragonato ai miei HZ non c'è storia... i muri non cadono nemmeno con il gain a 10 virgola uno.\nIl pro rispetto ad alcuni pick standard che ho assaggiato, è che non serve tenerli troppo vicini alle corde per avere volume, e quindi la vibrazione della corda rimane più naturale (meno forzata dal magnete) e il risultato è quello che di solito è difficile ottenere su chitarre di fascia medio-bassa come questa, ossia abbastanza CORPO e SUSTAIN (insieme!! MAGIA!!!!)\n\nNon Duncan o EMG... questi sono inarrivabili. Ma ROCK si.\nSinceramente dopo aver testato i primi due pick-up stavo quasi cominciando ad arrendermi... e invece, il buon BRIDGE, quello che io utilizzo al 99%, mi ha fatto tornare il sorriso. Collegato alla powerball ha dato buoni frutti (qualsiasi cosa collegata alla powerball suona bene...diciamolo)\n\nConclusioni finali.\n\nLa XL5 è il paese dei contrasti.\nCi sono soluzioni fantastiche mixate a cagate pazzesche.\nDal progetto alla realizzazione, c'è un cinese svogliato di troppo?\nSe questo può non significare molto su strumenti "classici e universalmente assimilati" come può essere una Squier qualsiasi di degna qualità... su questa chitarra appare evidente e attira molto l'attenzione, quell'attenzione che di solito tarda ad arrivare su altri modelli.\n\nPrima capisci di cosa è fatta, e da li in poi o la odi o la ami.\n\nNonostante alcune pEcche (colpa della cina, come su tutte le chitarre direi) ci sono anche belle pAcche :)\n\nInsomma, non so come spegarlo, ma non posso dire di avere a che fare con una chitarra di classe, ma non posso nemmeno dire di avere a che fare con una Stagg da primo o secondo pelo....\n\nHa una sua spiccata personalità (l'ho già detto per caso???). \nSecondo me la strada PREGI-DIFETTI non è corretta per questa chitarra... ma bensì essendo così tanto fuori-standard devi domandarti:\n\nbene, l'ho provata. MI PIACE???\n\nSenza pick-up, manici storti, tasti dritti o tutto il resto.\nSe mi fai questa domanda, ti dico SI. La sua irregolarità mi ha dato un bel senso di sfida.\n\nAdesso ho capito il motivo per cui, pur piacendole molto, non è la chitarra giusta per un classicone come il mio amico... e non posso assolutamente dargli torto.\n\nSe dovessi riassumere tutto, ti dire.\n\nQUESTA CHITARRA HA LE PUNTE, MA NON SONO QUELLE DI CUI PARLIAMO DI SOLITO!!! :)\n\n\n\nSaluti, e scusate la lungaggine :)
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20/mag/2012, 12:00

Bellissima recensione, molto accurata e... divertente!\nPerò ha un po' confermato il fatto che non avrò mai una Hagstrom hahahaha\n\n(Qualcuno rimuova lo spam!)
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